Skip to main content

Perché tradurre la Bibbia?

[Tratto dal n° 1/2018 di Diffondere la Bibbia, rivista della Società Biblica di Ginevra in Italia – usato con permesso]

Da alcuni anni la Società Biblica di Ginevra collabora con la missione MiDi Bible, che promuove la pubblicazione e la distribuzione della Bibbia nelle lingue minoritarie, a favore delle etnie che non hanno ancora accesso alle Sacre Scritture nella loro lingua madre.
Di seguito alcune informazioni che permetteranno di gettare uno sguardo sul lavoro svolto in questi ultimi anni e sui progetti attualmente in corso.

La lingua del cuore

In ognuna delle lingue più diffuse, in particolare quelle dell’emisfero occidentale, sono disponibili decine di versioni della Bibbia; il rovescio della medaglia è che per 3.200 lingue – parlate in totale da oltre un miliardo e mezzo di persone – non esiste ancora nemmeno una traduzione completa della Parola di Dio[1]..Il lavoro è immenso! Ci sono popoli che hanno udito e accolto il vangelo da decenni, Paesi in cui la chiesa è in crescita, che non avendo la Bibbia nella loro lingua comprendono male il messaggio e sono più esposti ai falsi insegnamenti.

Dio ha scelto di parlare a ciascuno “nella propria lingua natìa”. Se Lui ha operato questa scelta è perché voleva trasmettere a ognuno di noi un messaggio d’amore.

Da un lato possiamo veramente rallegrarci osservando come il lavoro di traduzione della Bibbia abbia subito un’accelerazione esponenziale, soprattutto a partire dagli anni Ottanta, in particolare con la diffusione dell’informatica. Pensando agli sforzi e all’impiego di risorse umane e finanziarie necessari per una traduzione della Bibbia, è legittimo domandarsi se non sarebbe meglio insegnare a queste minoranze l’inglese, il francese o lo spagnolo. Eppure, se consideriamo il racconto della Pentecoste contenuto nel secondo capitolo degli Atti, è proprio ai suoi discepoli che Dio, per mezzo del suo Spirito, ha dato la capacità di parlare altre lingue perché coloro che provenivano da “ogni nazione che è sotto il cielo” potessero sentire, nella loro propria lingua, “parlare delle grandi cose di Dio”. Dio avrebbe potuto fare in modo che i visitatori comprendessero l’aramaico, invece ha scelto di parlare a ciascuno “nella propria lingua natìa” (un termine che, nella Bibbia, viene usato solo in questo brano). Se Dio ha operato questa scelta, è perché voleva trasmettere loro un messaggio d’amore. Recentemente un traduttore del Guatemala, per illustrare il suo lavoro durato decenni, commentava: “Per chiedere alla vostra fidanzata di sposarvi, usate la lingua ufficiale o quella del suo cuore?” Infatti è per dichiarare a tutti gli esseri umani il suo amore sconfinato che Dio ha scelto di parlarci per mezzo di Gesù Cristo diventato uomo. Egli ha scelto di rivelarsi anche per mezzo della sua Parola scritta, ed è nella lingua delle nostre emozioni, nella nostra lingua madre, quella che ha cullato la nostra infanzia e della quale comprendiamo ogni sfumatura, che Dio vuole “dichiararci la sua passione”. Quindi, se non ci lasciamo scoraggiare dalla vastità del lavoro, se teniamo bene a mente che sono le gocce a formare l’oceano, ognuno di noi potrà contribuire a trasmettere la lettera d’amore di Dio al mondo. Ognuno è chiamato a farlo secondo le proprie possibilità: per mezzo della preghiera, con un sostegno pratico o con un aiuto finanziario[2].

Quanto tempo serve per tradurre la Bibbia?

Evidentemente la risposta non è semplice, ma possiamo comunque farci un’idea sulla sua entità e rallegrarci nel vedere che, ogni anno, nuovi gruppi etnici ricevono la Parola di Dio nella loro lingua madre.

Ci sono due premesse da fare: per prima cosa bisogna sapere che tutte le traduzioni vengono realizzate partendo dai testi originali ebraici e greci; inoltre è necessario tener presente che, in molti casi, le lingue cosiddette minoritarie non hanno un sistema di scrittura prestabilito. Fatte queste premesse, fonti autorevoli[3]indicano che sono necessari almeno cinque anni per tradurre il Nuovo Testamento. Perché questo sia possibile, tuttavia, bisogna che ci sia una scrittura largamente condivisa, termini biblici già ampiamente riconosciuti e un numero sufficiente di cristiani istruiti, in modo da trovare con facilità traduttori qualificati. Molto spesso siamo ben lontani da queste condizioni, e bisogna quindi aggiungere dai 3 ai 10 anni per consolidare il lessico locale, alfabetizzare le etnie, trovare i traduttori, valutare la comprensibilità dei termini biblici e il loro impatto sulla popolazione.

Per quanto riguarda l’Antico Testamento, anche se il testo è tre volte più lungo, la traduzione procede di solito molto più rapidamente, poiché a quel punto, avendo completato il Nuovo Testamento, ci sono già tutte le condizioni necessarie e i traduttori sono esperti. Benché non siano disponibili statistiche ufficiali, diverse fonti concordano nel dire che, mediamente, una traduzione completa richiede tra i 10 e i 15 anni. Questi tempi sembrano molto lunghi, ma è incoraggiante sapere che il processo di traduzione è diventato straordinariamente più veloce negli ultimi quarant’anni; questa accelerazione è il risultato di numerosi fattori, e principalmente:

  • lo sviluppo dei mezzi di comunicazione (internet, comunicazioni satellitari), che consente di collaborare a distanza, anche dalle regioni più remote;
  • lo sviluppo di strumenti informatici specifici per l’aiuto alla traduzione, all’edizione collaborativa e per i numerosi controlli automatici oggi disponibili;
  • il passaggio di consegne dai missionari occidentali alle popolazioni locali, che conoscono bene la lingua e la cultura;
  • la traduzione in parallelo di diverse lingue appartenenti a uno stesso gruppo linguistico;
  • una più efficace collaborazione tra gli organismi di traduzione.

Se è vero che ci sono ancora circa 1.800 lingue che avrebbero bisogno di un programma di traduzione, la buona notizia è che al momento ci sono 2.200 programmi attivi in tutto il mondo: 2.200 campi di battaglia, dove i cristiani hanno bisogno del nostro sostegno e delle nostre preghiere per essere protetti, guidati e incoraggiati dal Signore a perseverare in questo lavoro a lungo termine.

La traduzione e l’alfabetizzazione sono i due principali strumenti per accedere alla Parola di Dio. I cristiani dovrebbero non solo essere in grado di leggere e scrivere, ma anche desiderosi di leggere ad altri e insegnare loro a leggere.

 

L’alfabetizzazione, un altro aspetto del lavoro di traduzione della Bibbia

A che cosa serve avere la Bibbia nella propria lingua se non si è in grado di leggerla? A che cosa serve imparare a leggere se non ci sono testi da leggere? Queste semplici domande mostrano chiaramente il legame indissolubile tra la necessità di tradurre la Bibbia e di insegnare a leggere. E questo è solo il primo passo: non è sufficiente possedere le Bibbia nella propria lingua ed essere capaci di leggerla; bisogna anche leggerla con costanza e lasciarsi toccare dal suo messaggio per poterla vivere!

Quest’ultimo punto è il terzo pilastro su cui si basa ogni programma equilibrato di traduzione biblica: l’incoraggiamento a leggere, a studiare e a diffondere la Bibbia nella propria lingua madre. La maggior parte degli attuali programmi di traduzione della Bibbia si sviluppa nelle regioni dove il tasso di alfabetizzazione è, ufficialmente, molto basso (vd. mappa interattiva su www.indexmundi.com). La situazione reale, però, spesso è peggiore di quella rilevata poiché le statistiche tengono conto solo delle lingue ufficiali o nazionali.

Se si lavora così strenuamente per tradurre la Bibbia nelle lingue minoritarie è perché la lingua madre è quella che tocca le corde del cuore. Se nei paesi occidentali non è più necessario dimostrare quanto la lettura sia importante, nel contesto delle lingue etniche minoritarie questa pratica è invece decisamente sottovalutata. Il racconto che segue lo dimostra.

Un giorno, nel nord del Ghana, un uomo annunciò con fierezza al pastore della sua chiesa di essersi iscritto a un corso di alfabetizzazione nella propria lingua madre (parlata solo da 100 mila persone). Il pastore cercò di dissuaderlo, sostenendo che questo non lo avrebbe portato da nessuna parte: “Nella città più vicina, a pochi chilometri da qui, si parla un’altra lingua. Conoscere la nostra lingua non ti aiuterà certamente a trovare lavoro”. Ciò che questo pastore non sapeva, e che ormai è stato dimostrato da numerosi studi, è che imparare a leggere è come imparare a correre: lo si fa una sola volta ed è più semplice nella propria lingua. Prima di imparare a giocare a calcio si impara a correre, e allo stesso modo è molto più semplice e utile imparare a leggere e scrivere nella propria lingua che non in una lingua straniera, anche se la comprensione di una lingua ufficiale, o comunque più diffusa, può sembrare più allettante. Partendo dal proprio idioma, infatti, in un secondo momento sarà molto più semplice imparare a leggere anche in un’altra lingua e ad acquisirne la padronanza.

La traduzione della Bibbia favorisce e rende necessario il lavoro di alfabetizzazione. Infatti, in molti casi, i testi biblici sono i primi testi disponibili in una lingua, e rimangono tali per molti anni. Sono quindi, insieme ai sillabari, uno strumento prezioso per praticare la lettura e la comprensione dei testi. In un secondo momento, in base alle specifiche necessità locali, vengono scritti altri testi su argomenti divulgativi (salute, agricoltura ecc.) che permettono di accrescere l’interesse per lo studio. Da alcuni anni, appena si conclude un lavoro di traduzione (Nuovo Testamento o Bibbia completa), viene quasi sempre realizzata una registrazione audio del testo. Lo scopo principale è quello di rendere la Bibbia accessibile a tutti, che sappiano leggere o no, ma questo strumento può diventare anche uno straordinario mezzo per incoraggiare alla lettura (non si può studiare un testo semplicemente ascoltandolo) e un prezioso ausilio per l’alfabetizzazione (con alcune basi di decifrazione si può ascoltare e seguire il testo scritto). L’UNESCO incoraggia l’insegnamento elementare nella lingua madre, eppure sono rari i Paesi che hanno compreso quanto questo sforzo sia efficace sul medio termine. L’alfabetizzazione nelle lingue etniche costituisce quindi un’immensa sfida, perché spesso non viene incoraggiata, valorizzata e soprattutto finanziata dagli Stati interessati.

A noi, che abbiamo il privilegio di saper leggere e di avere la Bibbia nella nostra lingua da molti secoli, non rimane altro da fare che raccogliere la sfida. Abbiamo l’occasione di dimostrare l’amore al nostro prossimo: sostenere la traduzione della Bibbia e l’alfabetizzazione con i nostri doni e le nostre preghiere vuol dire, infatti, aiutare uomini e donne a uscire da un vicolo cieco.

[1] Fonte: wycliffe.net/statistics.
[2] Secondo molti enti che si occupano di traduzione, per finanziare la traduzione di un versetto biblico occorrono circa 38 dollari.
[3] Wycliffe, Alliance Biblique Universelle, The Seed Company.